2 dicembre 2015

Geoffrey went too far


14 novembre 2015

Il Bataclan

Ho smesso di scrivere su questo blog più di un anno fa e quindi non so se qualcuno passerà da queste parti a leggere questo post. Non importa.

Ho vissuto a Parigi più o meno un anno e mezzo. L'11 novembre di due anni fa ho fatto questa foto.


L'11 novembre è festa in Francia e viene celebrato l'armistizio che ha posto fine alla I guerra mondiale nel 1918.
La settimana dopo, il 19, ero al Bataclan a vedere il concerto dei Gogol Bordello: http://stb-09.blogspot.fr/2013/11/gogol-bordello-bataclan-paris.html
Ieri sera Parigi ha vissuto un giorno di guerra e, in particolare, il Bataclan è stato assaltato da un commando di terroristi che ha fatto decine e decine di morti e ancora più feriti. C'è un video, ripreso da un giornalista che vive di fronte a un'uscita secondaria della sala concerti, c'è questo video che è allucinante. Gente che fugge da questa uscita, cercando di scansare i cadaveri di qualcuno che non ce l'ha fatta. Una donna appesa ad un cornicione. Un ragazzo che trascina un amico ferito per la strada. Un altro che non riesce a camminare. Una scena di guerra.
Se vivessi ancora a Parigi, probabilmente, ieri sera sarei andato anch'io al concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan. Non ci sono parole per descrivere quello che é successo. Ma nonostante tutto non avranno il mio terrore. Non vinceranno.


Ps.
Malgrado il nome, gli Eagles of Death Metal non sono un gruppo Death Metal (neanche metal, in realtà).

5 novembre 2014

L'omino che mette gli hashtag nei titoli dei film in italiano


L'omino che traduce i titoli dei film in italiano si è accorto che Twitter va di moda ultimamente. Allora infiliamo un hashtag nel titolo italiano che fa figo e quelli che hanno Twitter vanno a vederlo al cinema e poi ne parlano tutti insieme in massimo 140 caratteri. Che poi magari non c'è neanche molto di più da dire sul film. Tranne che il titolo originale è molto più epistolare. Come sono antichi questi inglesi (il film è inglese, a quanto pare).

9 ottobre 2014

Peter Pan sul Monte Grappa

Il Peter Pan che tutti conoscono è il bambino che si rifiuta di crescere e che vive sull'isola che non c'è, creato nel 1902 dallo scrittore scozzese James Matthew Barrie e reso celebre dalla trasposizione disneyana degli anni '50.
Il Peter Pan che pochi conoscono, invece, è nato il 21 Agosto 1897, pochi anni prima del personaggio letterario, nella parte ungherese dell'Impero Austro-Ungarico. Il Peter reale non è riuscito a crescere, fagocitato dalla storia terribile di quegli anni è caduto da soldato del 30° reggimento Honvèd il 21 Settembre 1918, agli sgoccioli della Prima Guerra Mondiale, sul Col Caprile. Il soldato Peter Pan non vola ma riposa nell'ossario austro-ungarico del Sacrario Militare del Monte Grappa.


Il sacrario si trova in Veneto a 1770 metri sul livello del mare sulla vetta del Monte Grappa che fu sanguinoso teatro di numerose battaglie durante la Grande Guerra. Insieme a quelli di Peter Pan, il sacrario ospita i resti di altri 22900 soldati tra italiani e austo-ungarici (prevalentemente di origine ungherese). La stragrande maggioranza, 20mila circa, non hanno un nome e nessuno è mai riuscito ad identificarli.
Il sacrario è un'opera monumentale costruita nella prima metà degli anni '30 per unificare in un unico luogo i numerosi cimiteri militari che erano disseminati sulle pendici del monte.



Dopo la disfatta di Caporetto nell'ottobre del 1917 e il ripiegamento delle truppe italiane, il Monte Grappa si è trovato in prima linea e ad essere un crocevia chiave per arginare l'avanzata dell'esercito austro-ungarico che, conquistato il monte, si sarebbe trovato le porte spalancate verso la pianura veneta. La prima battaglia, svoltasi tra il novembre e il dicembre 1917, servì per arrestare l'avanzata dell'esercito nemico. Nel giugno del 1918, dopo un relativamente lungo periodo di stallo, ci fu una seconda battaglia in seguito all'attacco austro-ungarico che puntava a sfondare verso la pianura padana, ma fu respinto dagli italiani. Infine, nell'ottobre dello stesso anno, furono gli italiani ad attaccare ripetutamente portando gli austriaci ad abbandonare le proprie posizioni e alla definitiva vittoria sul Monte Grappa che contribuì alla conclusione della guerra sul fronte italiano.

Sul Monte Grappa, adesso meta soprattutto di appassionati di sport di montagna (principalmente parapendio e deltaplano), sono stato qualche giorno fa durante una due giorni in Veneto.

L'elenco degli altri post di viaggio a questo link: http://stb-09.blogspot.com/p/steal-this-trip.html

26 settembre 2014

Il giorno in cui è morta la musica

Don era un classico adolescente americano della periferia nord di New York alla fine degli anni '50. La musica era una parte importante della sua vita, era fan di quelli che adesso consideriamo come gli albori del rock&roll e sognava di essere al posto dei suoi idoli, ma intanto consegnava giornali a domicilio per mettere da parte qualche dollaro.
Ma un freddo giorno di inizio febbraio, i giornali che Don consegnava recavano in prima pagina una notizia che lo sconvolse e che pose fine alla sua età dell'innocenza e a quella che per lui era l'America spensierata degli anni '50. Il 3 febbraio 1959 per Don è il giorno in cui la musica è morta. In un incidente aereo perdevano la vita Buddy Holly, Ritchie Valens e The Big Bopper tre tra i più famosi esponenti del rock&roll delle origini. Buddy Holly, appena ventiduenne, era sposato da sei mesi con Maria Elena che stava aspettando il loro primo figlio. Il trauma della tragica notizia glielo fece perdere. Venire a conoscenza della storia della giovane vedova sconvolse ancora di più Don.
Quelli che seguno per Don sono anni passati a guidare la sua Chevrolet fino alla diga, ormai in secca, dove i suoi amici lo aspettavano bevendo whiskey e ricordando Buddy Holly che nella sua canzone That'll be the day cantava "Quello sarà il giorno in cui morirò". A chiedersi se ci sarà ancora musica come il doo-wop dei Monotones e il rythm&blues che ti faceva ballare con le ragazze della porta accanto nella palestra della scuola.
Sono passati dieci anni dalla fine degli anni '50 e Don guardandosi allo specchio non vede più il ragazzo con la pelle chiara che guidava un pick-up. Tutto è cambiato in lui e nell'America a partire da quel giorno in cui è morta la musica. Vede nella musica a cavallo tra '60 e '70 una corruzione degli ideali originali e allora ripercorre questi dieci anni musicali in tutti i suoi momenti principali.
Partendo da Bob Dylan che con il suo folk ha portato la voce del popolo americano al cospetto dei potenti e ha sottratto la spinosa corona di re del rock&roll ad un Elvis in declino irrefrenabile. Le ideologie politiche radicali iniziano a farsi strada nei testi delle canzoni di pari passo con l'affermarsi di una musica meno allegra e spensierata e più riflessiva e introversa rispetto a quella dei tempi di Buddy Holly. L'esplosione dei Beatles cambia di nuovo faccia agli anni '60 musicali e il giullare del folk Bob Dylan viene spodestato.
Poi arriva il Vietnam, la Controcultura, la Summer of Love e il dolce odore della cannabis si confonde nell'aria con quello acre dei gas lacrimogeni della polizia che si scontra con i manifestanti. Neanche la controcultura della fine dei '60 riesce a raggiungere la spensieratezza del rock&roll che faceva ballare gli adolescenti negli anni '50.
I sixties volgono alla fine prima con Woodstock dove si ritrova una generazione intera, ma che a Don sembra completamente spaesata, e poi con il drammatico festival di Altamont che è degenerato nel caos ed è culminato con l'uccisione di uno spettatore da parte di un membro degli Hells Angels durante il concerto dei Rolling Stones. Proprio Mick Jagger rappresenta per Don in modo quasi demoniaco il completo annichilimento della musica spensierata della sua adolescenza in favore di un rock&roll distruttore e di ribellione.
Don ripone le sue ultime speranze in una ragazza che cantava il blues, Janis Joplin. Ma la morte della cantante per overdose è l'atto conclusivo di questi dieci anni che gli riconsegnano un'America e una musica completamente diversa, tanto che se entrasse in un negozio di dischi non troverebbe traccia di Buddy Holly e dei suoi compari. Una rivoluzione musicale che ha sconsacrato la musica degli anni '50 che per Don era una religione e i cui dei sono morti o hanno preso l'ultimo treno verso l'oblio.

Per farla breve, invece, Don McLean va verso i trent'anni e rimpiange i tempi spensierati dell'adolescenza attraverso l'evoluzione della musica nel corso di dieci anni.