26 settembre 2014

Il giorno in cui è morta la musica

Don era un classico adolescente americano della periferia nord di New York alla fine degli anni '50. La musica era una parte importante della sua vita, era fan di quelli che adesso consideriamo come gli albori del rock&roll e sognava di essere al posto dei suoi idoli, ma intanto consegnava giornali a domicilio per mettere da parte qualche dollaro.
Ma un freddo giorno di inizio febbraio, i giornali che Don consegnava recavano in prima pagina una notizia che lo sconvolse e che pose fine alla sua età dell'innocenza e a quella che per lui era l'America spensierata degli anni '50. Il 3 febbraio 1959 per Don è il giorno in cui la musica è morta. In un incidente aereo perdevano la vita Buddy Holly, Ritchie Valens e The Big Bopper tre tra i più famosi esponenti del rock&roll delle origini. Buddy Holly, appena ventiduenne, era sposato da sei mesi con Maria Elena che stava aspettando il loro primo figlio. Il trauma della tragica notizia glielo fece perdere. Venire a conoscenza della storia della giovane vedova sconvolse ancora di più Don.
Quelli che seguno per Don sono anni passati a guidare la sua Chevrolet fino alla diga, ormai in secca, dove i suoi amici lo aspettavano bevendo whiskey e ricordando Buddy Holly che nella sua canzone That'll be the day cantava "Quello sarà il giorno in cui morirò". A chiedersi se ci sarà ancora musica come il doo-wop dei Monotones e il rythm&blues che ti faceva ballare con le ragazze della porta accanto nella palestra della scuola.
Sono passati dieci anni dalla fine degli anni '50 e Don guardandosi allo specchio non vede più il ragazzo con la pelle chiara che guidava un pick-up. Tutto è cambiato in lui e nell'America a partire da quel giorno in cui è morta la musica. Vede nella musica a cavallo tra '60 e '70 una corruzione degli ideali originali e allora ripercorre questi dieci anni musicali in tutti i suoi momenti principali.
Partendo da Bob Dylan che con il suo folk ha portato la voce del popolo americano al cospetto dei potenti e ha sottratto la spinosa corona di re del rock&roll ad un Elvis in declino irrefrenabile. Le ideologie politiche radicali iniziano a farsi strada nei testi delle canzoni di pari passo con l'affermarsi di una musica meno allegra e spensierata e più riflessiva e introversa rispetto a quella dei tempi di Buddy Holly. L'esplosione dei Beatles cambia di nuovo faccia agli anni '60 musicali e il giullare del folk Bob Dylan viene spodestato.
Poi arriva il Vietnam, la Controcultura, la Summer of Love e il dolce odore della cannabis si confonde nell'aria con quello acre dei gas lacrimogeni della polizia che si scontra con i manifestanti. Neanche la controcultura della fine dei '60 riesce a raggiungere la spensieratezza del rock&roll che faceva ballare gli adolescenti negli anni '50.
I sixties volgono alla fine prima con Woodstock dove si ritrova una generazione intera, ma che a Don sembra completamente spaesata, e poi con il drammatico festival di Altamont che è degenerato nel caos ed è culminato con l'uccisione di uno spettatore da parte di un membro degli Hells Angels durante il concerto dei Rolling Stones. Proprio Mick Jagger rappresenta per Don in modo quasi demoniaco il completo annichilimento della musica spensierata della sua adolescenza in favore di un rock&roll distruttore e di ribellione.
Don ripone le sue ultime speranze in una ragazza che cantava il blues, Janis Joplin. Ma la morte della cantante per overdose è l'atto conclusivo di questi dieci anni che gli riconsegnano un'America e una musica completamente diversa, tanto che se entrasse in un negozio di dischi non troverebbe traccia di Buddy Holly e dei suoi compari. Una rivoluzione musicale che ha sconsacrato la musica degli anni '50 che per Don era una religione e i cui dei sono morti o hanno preso l'ultimo treno verso l'oblio.

Per farla breve, invece, Don McLean va verso i trent'anni e rimpiange i tempi spensierati dell'adolescenza attraverso l'evoluzione della musica nel corso di dieci anni.


3 commenti:

  1. Sentire te che parli di "dolce odore della cannabis" è paradossale.
    Forse sarebbe stato più opportuno "l'odore dolce della cannabis".
    Certe volte, cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto cambia.
    But... you know, it's just me.

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